Il mio libro

Ma ve lo immaginate come può nascere l’idea di scrivere un libro e quando? L’ora ideale per me è stata mentre pranzavo . Ero seduto a tavola e davanti a me un bel piatto di pasta al sugo di seppia che mi portava a pensare: perchè non scrivi un libro sulla tua vita, su quello che sono i tuoi ricordi, sul presente e sulle prospettive del futuro. Il pensiero mi allettò tanto che quando nel pomeriggio mi sedetti davanti al computer non resistetti più di tanto a scrivere quello che si trova in queste pagine. Della mia vita da bambino certo come tutti ricordo qualcosa ma la maggior parte mi è stato riferito specie quello che ho vissuto fino agli anni quattro, quando le mie conoscenze prendevano vita nel modo di formarmi. Ricordo quello che sempre mi raccontava una amica di famiglia, ormai passata ad altra vita, mi diceva che provavo grandissimo piacere a grattare i palloncini di gomma colorati e era una grande risata quando scoppiavano. Ricordo ancora di questa generosissima donna che mi dava cinque lire per comprarmi le caramelle che vendevano all’angolo della strada: quattro caramelle una lira e ancora quanti panini imbottiti era solita portarmi a casa di mattina o nel pomeriggio e lei con lo scialle nero in testa attraversava tutto il ponte vecchio per andare a comprare il latte in un negozio e portarlo poi ad una signora alla quale faceva anche dei lavori domestici. Quanto era cara e come mi è rimasta nel cuore donna Ciccia, con il suo sorriso e con le rughe in fronte segno di una vedovanza che l’aveva costretta a cercare lavoro, ma non aveva abbandonato il suo animo gentile, cortese e affettuoso nei confronti del prossimo: l’insegnamento che lei mi ha lasciato è stato amore e voglia di dare agli altri anche quel poco che si possiede. Io sono vissuto in una famiglia di quattro persone: mio padre originario di Marina di Ragusa si era spostato a Ragusa dove aveva conosciuto mia madre Farruggio Salvatrice . Da un lavoro poco stabile di marinaio ora era stato assunto al Comune di Ragusa in qualità di vigile urbano. Mia mamma proveniva da una famiglia modesta che aveva una bottega dove si preparava del mangiare e si vendeva vino. Imiei nonni paterni vivevano a Marina di Ragusa e mio nonno coltivava una vigna dalla quale poteva fare del vino ottimo da vendere.Nella sua gioventù la mamma aveva frequentato un corso per sarta e amava suonare il mandolino. Dopo sposata si era dedicata tutta alla vita domestica e molta cura e tempo impiegava per accudire mia sorella Giuseppina. La vita procedeva nella normalità e dopo dieci anni sono arrivato io e poi il numero si era chiuso per sempre. Mia sorella che era dieci anni più grande di me mi portava a passeggio o mi accompagnava all’asilo dalle suore. Il mio comportamento era educato e cominciavo a leggere qualcosa e ricordo benissimo che quando due ragazzi della mia età venivano alle mani, a volte per futili motivi, io cercavo sempre di prendere le difese del più debole e a volte intervenendo le buscavo pure io, però non demordevo a dare aiuto.La scuola media per me è stata un fattore molto traumatizzante infatti venivo sempre bocciato e ho dovuto ripetere per sei anni. Fatto strano: quando ripetevo ero il più bravo della classe e le insegnanti o gli insegnanti non sapevano spiegarsi questo mio recupero. Certo qualcuno stava sbagliando o il torto era da attribuire agli insegnanti che non avevano capito bene le mie attitudini o ero io che non volevo impegnarmi. Debbo tutto a mia madre che ha insistito sempre a farmi studiare e quindi una continua lotta se intraprendere un apprendistato lavorativo o studiare: alla fine ha prevalso la tesi di continuare a studiare. Fu così che seguendo l’indirizzo di molti compagni della terza media, anche io decisi di iscrivermi alla ragioneria. I miei studi come di colpo presero una positività incredibile e conclusi i cinque anni senza essere rimandato in alcuna materia, anzi dirò di più che agli esami di stato fummo in pochissimi a superare le difficoltà, perché particolarmente in quell’anno ci fu il tema di tecnica bancaria che aveva messo K.O. moltissimi alunni. Ora avevo il mio diploma di Ragioniere e Perito Commerciale e mi trovavo ad un bivio 😮 se cercare lavoro o iscrivermi all’Università. Intanto siccome era periodo estivo mi gustavo le belle serate estive e un meritato riposo a Marina di Ragusa, posto balneare che in estate si popolava,facendoci attardare nei vari locali o nella piazza dove organizzavamo dei giochetti . Passata l’estate in allegria ora era il momento di decidere se cercare lavoro o andare all’Università. Intanto mia sorella Giuseppina si era sposata ed era andata a vivere a Palermo dove il marito svolgeva il suo compito nella Polizia di Stato. Debbo moltissimo a mio cognato che conoscendo la mia situazione si era prodigato a trovarmi un posto di lavoro a Palermo presso una Ditta che vendeva autoricambi di tutte le marche. A me si era presentata una occasione unica e non ci pensai due volte ad accettare e così mi trasferirmi a Palermo dove feci la conoscenza con il mio datore di lavoro il Signor Amato Alfonso, Amato di cognome amato e stimato tantissimo da me. Egli è stato come un padre e mi ha avviato al lavoro dandomi tantissimi consigli, tra i quali quello di non lasciare gli studi universitari e quindi iscrivermi presso l’Università di Palermo: Cosa che io feci scegliendo la facoltà di Economia e commercio. La prima materia che ho sostenuto è stata la Merceologia e superata con un bellissimo voto mi dava la spinta a sostenere altri esami,superati ancora con successo. Palermo per me è stata una scoperta: La vita corre e i ricordi rimangono.

La prima volta che sono andato fuori Ragusa,la mia città natale, l’ho fatto con la mamma ed abbiamo viaggiato con la littorina . Destinazione la mia amata sorella Giuseppina che si era trasferita con il marito a Palermo e l’incontro con il mio primo lavoro. Ricordo che era notte quando lasciammo la stazione di Ragusa e con mia mamma ci accomodammo nei sedili che avevano posto per quattro persone e altri quattro posti erano proprio dirimpetto. La littorina partiva da Modica, un piccolo pese non distante da Ragusa e quindi c’era la possibilità di scelta su dove sedersi perché era quasi vuota e mi fecero impressione tutti quei sedili vuoti. Mia madre sistemò la valigia e qualche borsa e prendemmo posto. Io ero molto eccitato perché ancora non avevo fatto alcun viaggio su quel mezzo e quindi osservavo i finestrini , i sedili, i contenitori per le valigie e sentivo quello scorrere veloce delle ruote sulle rotaie e un rumore di lamiera come se il vento faceva sentire una musica che aveva delle intonazioni alte per poi diminuire ed aumentare, sentivo lo scarto delle ruote correndo sui binari e questo ritmo sempre uguale nel silenzio conciliava il sonno. Io non potevo dormire e appoggiavo la fronte sul finestrino che veniva appannato dal mio fiato, nel buio coglievo quello che i miei occhi vedevano in quello scorrere veloce, sola la luna, mia amica, a volte mi faceva vedere degli stagni che riflettevano la luce e gli alberi . I muri mi passavano veloci nel loro apparire e scomparire per poi lasciare il buio totale quando entravamo in una galleria. Gradatamente il buio ora cedeva il suo colore all’alba e più distinto notavo il paesaggio e mi rallegravo,agiovannirosa.altervista campagne estese o colline che coltivate a grano, con il venticello che tirava, formavano delle onde che inneggiavano canti alla natura, negli stagni vedevo uccelli che già stavano per iniziare la loro giornata e ristorandosi si ponevano in volo per raggiungere altri luoghi. Ecco, di strada ne avevamo fatta e quando la littorina si fermò in un stazione , quale fu la mia sorpresa? Sentivo il vociare di tante persone che avevano rotto quel silenzio che ci aveva accompagnati. Cosa stava succedendo ? Erano i pendolari che avevano preso di assalto la littorina per trovare un posto comodo certi come erano , perché questa fase si ripeteva tutti i giorni, che se non avessero fatto queste corse difficilmente avrebbero trovato posto .Era giustificato tutto quel correre perché di li a poco molte persone furono costrette a viaggiare in piedi. Una cosa che mi sorprese subito fu quella di non capire bene quello che stessero dicendo, eppure eravamo sempre in Sicilia e io pensavo che tutti avremmo parlato lo stesso dialetto ed invece ne constatavo la mia assoluta inadeguatezza a comprendere: altra tonalità. Altri modi di dire. Io ancora non ero troppo grande come età e l’unico riferimento era mia mamma alla quale rimanevo legato, tenendola forte per il braccio e appoggiavo il mio capo sul suo petto che sentivo battere forte, forse anche lei non era proprio tanto abituata a viaggiare e quella situazione la infastidiva un poco, anche se nulla mi faceva capire per non mettermi in ansia. Altre fermate e persone che scendevano ed altre che salivano, un ragazzo vendeva delle bibite e granite. Mia mamma tirò dal portamonete i soldini, cinquanta lire, comprò due granite. Io avevo sete e con quel caldo quelle granite al limone mi rinfrescarono non poco e pur non avendo il gusto di quelle che si preparano a Ragusa, in quel momento particolare mi sono sembrate ottime. La littorina riprendeva la sua corsa e di ore ne erano trascorse tante, finalmente alla mia visione si aprì un panorama stupendo: un mare calmissimo e azzurro era proprio sotto di me ed era così invitante che sarei sceso per fare un bel bagno. Capii che eravamo arrivati vicino Palermo e chiesi conferma alla mamma che mi rassicurò dicendomi: fra meno di un’ora saremo a Palermo. Infatti così fu, mia sorella era con suo marito ad aspettarci alla stazione e dopo i saluti e abbracci non finivo di guardare la stazione: grande, bella, solare, con tanti binari, negozi, persone, carrelli per portare le valigie e luce tanta luce. Non avevo visto una città così grande e i miei ricordi andavano alla Ragusa dalle strade strette e in salita, dalle case piccoline, dal traffico ridotto e dalle poche persone che erano per strada. Mi sembrò di essere in un altro mondo, gente che quasi correva, autobus, macchine, filobus, mai visti prima, che con le aste toccavano dei fili di corrente che a volte facevano scoccare scintille, monumenti, viali alberati,fontane e aiuole con fiori. Non posso dirvi l’attenzione che ebbi per i negozi …..tutta quella merce esposta, avendo soldini , l’ avrei voluta acquistare . Mi chiedevo se fosse tutto vero quello che vedevo e in effetti era proprio vero. A Palermo rimanemmo per tre settimane e tante ,tante bellissime cose mi fece visitare mio cognato , mi portò alla “Ucciria” un grande mercato, ,aperto di giorno e fino a notte, dove si può acquistare tanto cibo e dove tutto è gridato forte per attrarre l’attenzione delle persone, come “… u purpitiello, u purpitiellu cauru, cauru, “ si il polpo bollito su pentoloni e tagliato a fettine con condimento di limone, una delizia credetemi, solo a Palermo lo fanno bene. Passavano i giorni e anche io diventavo più pratico tanto che mi avventuravo da solo in città riuscendo a prendere il filobus che mi riportava a casa. Certo questi ricordi ora vivo mentre faccio lo stesso viaggio con una bella macchina e con un’altra età. Ora non sento più quella nostalgia del tempo che fu, tutto mi sembra naturale e le distanze, i costumi, i negozi, le persone, le piazze, i palazzi non mi attirano come prima, tutto sembra livellato ad un modo di esser uguali …. globalizzazione? Forse, però …. quanto era bello il tempo passato, con gli usi i costumi, il vivere civile onesto e rispettoso del prossimo. Siamo ora in crescita …… ? Stiamo correndo troppo …..? Dobbiamo calmarci un poco …..? Viviamo in mondo più corrotto ….??? A chi mi legge questi interrogativi pongo, sperando di trovarci d’accordo su alcuni punti che sono il fondamento della vita.

Il mio datore di lavoro era un single anziano e puntualmente pagava le tasse però era molto preoccupato perché i soldi che doveva pagare come tasse toglievano molta disponibilità liquida, cosa che lo induceva a pensare di chiudere l’attività. Un giorno stavo recandomi in banca per motivi di lavoro e mi incuriosì un manifesto che dava opportunità di svolgere il servizio militare con la qualifica di sottotenente, dopo aver superato delle prove ed un periodo di addestramento e studio. Quando tornai al negozio ne volli parlare con il Signor Amato e subito mi consigliò di provare quella strada, tanto l’esame fisico e alcune prove si dovevano svolgere a Palermo. Rilessi con più attenzione quel bando e preparai tutta la documentazione del caso. Dopo qualche mesetto fui convocato a passare la visita e dopo alcuni quiz aspettavo altra chiamata per vedere se avessi superato le prove. Venne così il periodo estivo e mi trovavo a Marina di Ragusa quando mio papà mi recapitò una raccomandata e quale fu la mia grande gioia di leggere una risposta positiva e cioè che ero stato ammesso a frequentare il corso di allievo ufficiale ad Ascoli Piceno. Comunicai la notizia al Signor Amato e quasi mi licenziai in tronco, ma il Signor Amato, per la sua grande bontà, mi diede dei soldi da potere spendere a mio piacimento e così con quello che avevo guadagnato e quelli del papà ,presi il treno e successivamente arrivai a destinazione ad Ascoli Piceno. Quel giorno c’era grandissima festa era la cosiddetta festa della Quintana. La vita in caserma scorreva in modo accettabile e subito feci amicizia con molti commilitoni: dopo le esercitazioni e lo studio, la sera uscivamo per andare a mangiare qualcosa e debbo dire che si mangiava molto bene e la gente del posto era accogliente. Una sera mentre mi trovavo a passeggiare vidi una bella ragazza e fui attratto dal suo portamento voleva avvicinarla ma preferii farmi notare per poi cercarla nuovamente qualche altro giorno. Non vedevo l’ora di uscire dalla caserma perché ormai pensavo solo a quella bella ragazza che avendo intuito di essere corteggiata accennava a qual che sguardo che io apprezzavo come condivisione. Ora per me cominciava un periodo non molto bello in caserma, infatti molte volte per pretesti inutili; scarpe non lustrate bene, divisa non perfettamente in ordine, capelli lunghi o altro….non mi veniva concesso di uscire la sera e molte volte quando c’erano le consegne venivo assegnato alle pulizie dei gabinetti, a pulire le scale ed altri lavori pesanti o non molto graditi: Io non mi ribellavo a quegli ordini ed eseguivo non immaginando minimamente il perchè di quel comportamento da parte  del mio superiore Ten. Gennuso. Una sera avevo ottenuto la libera uscita e proprio nel viale centrale, vicino la villa vedo la mia bella ragazza a braccetto con il Ten Gennuso e vedendomi si sono messi a ridere entrambi. Sono rimasto molto confuso, volevo avvicinarmi e chiarire ma preferii di soprassedere e ritornai molto triste in caserma. Il giorno seguente dopo che avevamo terminato le esercitazioni chiesi di conferire con il mio superiore Ten. Gennuso e cercai di aprirmi chiedendo scusa e facendo capire che non ero a conoscenza che quella ragazza fosse la sua fidanzata. Feci i miei complimenti per la felice scelta e capii subito che tutto era stato chiarito e da quel momento la mia vita in caserma riprese la normale attività. Certo il corso era un po’ pesante però vedevo che il mio fisico si irrobustiva e stavo prendendoci gusto alla vita militare: poi venne il momento di scegliere il corpo di destinazione e fui mandato a sostenere un altro corso a Sabaudia dove c’era il centro di addestramento per artiglieria contraerea leggera. Anche in questo posto ho trovato tanta disponibilità e cortesia da parte delle persone e il corso procedeva abbastanza bene. Intanto si stava avvicinando il periodo finale e dovevamo sostenere delle prove per avere la qualifica di sottotenente oppure essere bocciato e diventare al massimo caporale. Vi lascio immaginare la preoccupazione come cresceva nei giorni precedenti la prova finale, voglio dire che ero preparato, ma l’idea di un fallimento mi faceva stare male. Sostenni gli esami e tutto filò liscio e ritornai a Ragusa in attesa della sede di servizio. Arrivò la chiamata e come sede ero stato assegnato a Diano Marina, subito cercai dove era situato questo posto e fui molto felice perché si trovava nella Riviera Ligure. Debbo confessare questo particolare: durante il corso a Sabaudia avevo fatto un’altra esperienza a Pisa come specializzazione di paracadutista e sinceramente siccome ero innamorato di trasferirmi verso il Nord Italia avevo deciso che se la sede fosse stata verso il Sud avrei scelto di fare il paracadutista con la qualifica di sottotenente. Questa mia decisione non era molto gradita ai miei familiari in quanto pensavano che fare il paracadutista era molto rischioso e quindi quando arrivò  la lettera che mi comunicava che la mia destinazione era Diano Marina fummo tutti contenti. Viaggio verso il Nord e si arriva a Diano Marina, una bella caserma, con viali armoniosi e rose ovunque. L’accoglienza dei colleghi e superiori è stata molto bella e calorosa e si come sapevano che sarei arrivato verso le ore tredici ci spostammo in sala pranzo : una bella tavola imbandita e tutti a mangiare, ma il bello è stato che tutti avevano dei piatti ben serviti ed nel mio piatto faceva “bella” figura  una brodaglia …. guardavo con una certa curiosità, ma ne un sorriso ne qualche altro gesto, tutti erano intenti a mangiare e quindi mal volentieri iniziai a sorseggiare quella brodaglia. Stavo quasi terminando quando il capitano mi chiede: è stato di suo gradimento questo brodino? Tentennai un poco… accennai col capo e infine dissi …. si, si. Ora era la volta della carne: una bella bistecca ai ferri al Signor Colonello, al capitano, ai colleghi e per ultimo anche me ma ….una porzione piccola. Cercai di utilizzare forchetta e coltello, ma avrei fatto meglio ad usare una sega elettrica. La solita guardata fugace e il silenzio come per dire …mangia !. Nel tentativo di tagliare la carne questa era slittata dal piatto e stava finendo sulla divisa del capitano, che prontamente mi riprende dicendomi: ma abbia un po’ di decoro . dove è vissuto e …. alzandosi di scatto abbandona la tavola e tutti a ridere. Io ormai non entravo nei miei vestiti e non sapevo come rispondere, vi assicuro una situazione di imbarazzo che mi aveva bloccato completamente. Quando ci servirono il dolce i colleghi e i superiori non resistettero e applaudendo il mio comportamento si misero a ridere e così anche questa accoglienza aveva avuta la sua storia. Era stato tutto uno scherzo organizzato dalla calotta per il nuovo arrivato. Il tempo trascorso in qualità di sottotenente a Diano Marina è stato positivo al massimo, in questa ridente cittadina in periodo estivo pullulavano i turisti e le sale da ballo erano piene, piene e l’approccio era facilitato. Io con la mia mentalità da meridionale non credevo che quella potesse essere la vita e molte volte avevo titubanza a buttarmi come si suol dire nella mischia. Mi trovavo con alcuni colleghi in una bella sala da ballo frequentata da turisti di diversa nazionalità e mi piaceva molto una signora che stava seduta in un tavolo vicino a quello occupato da me. I miei colleghi mi dicevano di invitarla a ballare, ma io esitavo perché oltre alla signora vedevo anche il marito che era abbastanza ben messo e rideva e beveva birra. Mi alzai e quale sorpresa quando invitai la signora a ballare tutti quelli che occupavano il tavolo, compreso il marito mi applaudirono. Altra mentalità, altri costumi con i quali stavo consolidando la mia esperienza. Ora si avvicinava la scadenza del periodo di stare sotto le armi e il Colonnello mi invitò nella suo ufficio facendomi la proposta di rinnovare la ferma. Ebbi un momento di esitazione e non so se sia stato il fattore che mi avrebbero chiamato firmaiolo o il richiamo della mia terra natia, che mi suggerirono una risposta negativa. Tornai a Ragusa a casa dei miei genitori e Il passaggio dalla via militare a quella civile mi procurò un certo trauma e dovettero passare alcuni mesi per riprendere un giusto ritmo di vita. A Ragusa mi ero trovato senza lavoro e debbo tutto ad un mio amico di scuola che si interessò a farmi avere un colloquio con il Direttore del Consorzio Agrario di Ragusa , il quale disse che temporaneamente , per l’ammasso grano potevo essere assunto poi si sarebbe deciso il da farsi. Cercai di lavorare con il massimo impegno e debbo dire che le soddisfazioni non mancarono in quanto ebbi rinnovato il contratto e fui assegnato all’ufficio macchine agricole. Il lavoro era di mioagiovannirosa.altervista gradimento perché stabilivo dei rapporti con le persone e i contratti riuscivo a portarli a termine. Mi stavo inserendo nella vita civile e frequentando un circolo denominato “ Circolo degli amici” ebbi l’opportunità di fare molte conoscenze anche in ambito femminile. Era il giorno di San Giuseppe e il Direttivo del Circolo aveva organizzato una serata danzante con premi vari tra cui l’elezione di una Miss. Io non ero solito fare coppia fissa ma in quella occasione sono stato attratto da una ragazza dalla figura molto attraente . esile, ben vestita e con un portamento signorile. Sapete al cuore non si comanda scoccò subito la scintilla e quella sera feci coppia fissa con la ragazza che le persone avevano scelta come Miss della serata. Dopo quell’incontro cercai di rivederla per manifestare il mio sentimento, ma debbo dire che è stata molto restia non tanto perché io non fossi di suo gradimento, quanto per il timore che se suo papà veniva a sapere che era fidanzata non ufficialmente sarebbero stati guai. Ci incontrammo altre volte eludendo la vigilanza del papà e visto che la ragazza di nome Adele mi piaceva tanto decisi di rompere l’incanto, parlare con suo padre, chiedere la mano di sua figlia e fidanzarci . Il padre di Adele lavorava all’Intendenza di Finanza e così salii le scale e andai a trovarlo nel suo ufficio. Ebbi subito la sensazione di trovarmi di fronte ad una persona brava, dignitosa ma che teneva ancora a certi principi. Ormai il dado era stato tratto e anche i miei genitori accettarono la mia scelta così ormai ci frequentavamo a casa e dopo un anno fissammo il matrimonio. La mia vita privata con Adele è stata un realtà bellissima e mi ha dato tre figli meravigliosi, in ordine di nascita: Riccardo – Fabrizio – Marcello. Adele lavorava a Vittoria, in Ospedale , presso il laboratorio Analisi e quindi chiesi al mio Direttore se potevo essere trasferito a Vittoria presso l’agenzia del Consorzio Agrario. Il periodo era favorevole per incrementare di un’altra unità l’Agenzia e quindi ottenni il trasferimento. Ormai la mia vita si era stabilizzata e facevo come si suole dire casa e lavoro, l’unico punto nero era dovuto al fatto che non avanzavo di grado e quindi il mio stipendio restava bloccato: Questo mi procurava un’ansia e una mortificazione quotidiana. Intanto tra il sevizio militare e l’occupazione al Consorzio avevo cessato di dare materie all’Università. Debbo ringraziare la mia amata Adele che mi ha spinto a studiare e quindi, come ho scritto in precedenza, mi sono laureato in Economia e Commercio. Intanto gli anni andavano avanti e io dovevo lavorare, soddisfare i bisogni della famiglia e studiare ancora. Avevo superato lo scritto di un concorso per cancelliere e l’orale era andato benino, ma sono uscito fuori graduatoria. La stessa cosa mi era successa con l’abilitazione all’insegnamento per Diritto ed Economia. Intanto mi sentivo sempre più frustato e mia moglie Adele avendo fiducia piena nelle mie possibilità mi incoraggiava dicendomi di non mollare perché sarebbe venuto un momento migliore. Ora gli forzi si facevano sempre più pesanti e quante volte ho dovuto rinunciare alla televisione e seduto nella mia scrivania con il libro aperto, una matita per segnare le cose più importanti ed una tazza di caffè sempre a lato, vedevo l’albeggiare mentre avvicinava l’ora di andare al lavoro. Ormai mi stavo abituando a questo ritmo quando un’altra batosta doveva abbattersi nel mio vissuto. A mia madre veniva effettuato un prelievo nell’utero e mandato a Catania per essere analizzato. I giorni passavano e l’ansia cresceva e allora decisi di telefonare al centro Analisi per sapere qualcosa circa l’esito. Mi presentai come il Dottor Rosa e la mia interlocutrice fu molto gentile nel rispondere, diedi tutti i connotati. Mi sono meravigliato che non hanno tenuto conto della privacy, e mi fu comunicato che dalle analisi risultava un papilloma. Io rimasi smarrito perché non conoscevo il significato, tentennai un poco poi sommessamente dissi …. maligno? la risposta fu …. ma lei è veramente un dottore ? e staccò. Andai a cercare il significato e rimasi impietrito: a mia madre era stato diagnosticato un tumore maligno. Capii che ormai non c’era nulla da fare e che alla mia povera mamma sarebbe toccato il calvario che tante persone avevano subito ed infatti quando il male si manifestò nella sua crudezza totale la vita assunse un altro significato. Avevo il lavoro, la famiglia, mia madre che stava male e non sapevo come ripartire il tempo. Intanto il lavoro mi impegnava dalle otto alle 19 lasciandomi il tempo di consumare il pranzo e poi la sera prendere velocemente qualcosa e in macchina a Marina di Ragusa dove si erano trasferiti papà e mamma, accuditi da mia sorella Giuseppina che aveva lasciato momentaneamente la sua famiglia a Palermo per prestare soccorso dove ce ne era bisogno. Vi lascio immaginare come trascorrevo la notte, la mamma che poverina veniva assalita dai dolori si lamentava e a volte voleva trattenere le voce, ma alla fine gridava, gridava e a me è rimasto per sempre l’urlo del dolore. Voglio qua ricordare quello che mi è successo prima di prendere la laurea.Nelle brevissime pause aprivo i libri perché ormai avevo da sostenere l’ultima materia e cioè il diritto commerciale e poi la tesi. Ricordo che avevo promesso la data in cui mi sarei laureato e mia madre era felice per il successo che stavo raggiungendo. Il giorno prima di sostenere l’esame del diritto commerciale le condizioni di mia madre si aggravarono ulteriormente e avevo deciso di non sostenere gli esami, ma nei momenti di lucidità mia madre mi volle vicino, mi guardò negli occhio mi sorrise e mi disse: Giovanni tu devi andare a Catania a sostenere gli esami, ricordati che mi hai promesso la data di quando prederai la laurea.Io a stento trattenni le lacrime, un grande nodo mi prese alla gola, strinsi forte le mano di mia madre e mi allontanai dal letto e poi piansi dirottamente, confortato da mia sorella Giuseppina che mi diceva: Giovanni devi farlo per la mamma e mio cugino Luigi : devi accontentarla, se non ti senti di andare da solo ti accompagnerò io con la macchina. Le parole e l’amore che portavo per mia madre mi convinsero e partimmo con Luigi per Catania dove nella mattinata sostenni l’esame. Credetemi la mia testa non connetteva e alle domande del professore rispondevo confusamente tanto che il professore non scrisse voto sul libretto e mi fece accomodare consigliandomi di sostenere esame in un’altra sessione.  In macchina, mentre tornavamo a Marina di Ragusa, continuavo a ripetere a mio cugino : Luigi mi sa ca sta vota persi” sceccu e carrui” che con altre parole può significare che avevo perso la materia e mia madre. Quando arrivammo a Marina di Ragusa notai che fuori vicino la mia casa c’era uno zio mio che parlava con altre persone ed intuii subito quello che mi attendeva. Scesi dalla macchina e tante persone ormai erano fuori o nella stanzetta dove nel centro c’era un letto e la c’era mia madre priva di vita con mio papà accanto e mia sorella affranta dal dolore. I parenti e gli amici cercarono di darmi conforto ma esausto caddi e fui trasportato a letto e non ricordo più niente per ore ed ore. Poi al risveglio, mi sentivo più calmo ma oltre al dolore della grande perdita mi rimaneva un altro dolore quello di non mantenere la data della laurea che avevo promesso a mia madre. Accompagnammo la mamma al cimitero e ricordo che volli portare a spalla per un tratto di strada la bara, al ritorno quando eravamo a casa , mia sorella si avvicina a me e mi dice: Giovanni sono sicura che tu avresti superato la materia e quindi avresti mantenuto il tuo impegno con la mamma, ma nelle condizioni con le quali sei andato a Catania era certo che non potevi farcela. Debbo darti un consiglio: devi tornare a Catania spiegare tutto al tuo professore ed io penso che ti farà dare la materia. Questo consiglio mi lascio molto stordito però pensavo che rimaneva l’unica strada da tentare. Presi la macchina e partii alla volta di Catania e cercai di rintracciare il professore e raccontai tutto. Capii che anche lui si era immedesimato della situazione e mi disse: senta Signor Rosa io le faccio dare la materia, ma non si illuda, se risponde male non per questo otterrà una valutazione positiva. Io accettai, stabilimmo la data e puntualmente mi presentai e le risposte questa volta erano tutte corrette e il professore mi diete un bel voto. Avevo dato tutte le materie e la data fissata per la tesi veniva confermata ed io felicissimo che anche mamma aveva conosciuto quella data. Quando sono ritornato a Marina c’è stata gioia unita a lacrime e poi ancora quando con mia sorella e cognato e qualche parente sono andato a Catania per discutere la mia tesi con successo.

Ora la mia vita aveva accusato una grandissima perdita ed un successo e continuavo il mio  lavoro al Consorzio Agrario di Vittoria, ma malgrado il mio impegno lavorativo, la mia laurea in Economia e Commercio, nessuna promozione e questo mi faceva stare malissimo. Avevo una carta ancora da giocare: a Siracusa si teneva il corso per l’abilitazione all’insegnamento della lingua inglese. Come fare a spartire famiglia, lavoro, viaggi a Siracusa? Avevo una bella Citroen che mi permetteva di spostarmi , ma se le lezioni venivano tenute di mattina, per impegni lavoro non potevo frequentare: Fortunatamente le lezioni iniziavano di pomeriggio e ad avere la sorte della mia parte è stato il fatto che era periodo estivo e al Consorzio Agrario facevamo  orario unico. Qquando alle 14 terminavo il lavoro, senza passare da casa, con qualche panino da consumare in macchina viaggiavo alla volta di Siracusa e riuscivo ad essere puntuale. Oltre a questa fatica, siccome lavoravo come insegnante di Inglese in una Scuola privata di Vittoria alla sera quando rientravo facevo lezione presso quella scuola . I viaggi a Siracusa si protrassero per mesi e fra le altre cose in un viaggio di ritorno, nella vicinanze di Vittoria, c’era un fortissimo temporale, la macchina aveva solo un faro funzionante e nel prendere una curva non ho notato del brecciolino sulla strada ho perso il controllo e sono finito a muro e per fortuna non ho riportato fratture e i danni sono stati solo per la macchina. Quando completai il corso abilitante ho dovuto sostenere gli esami e con successo avevo acquisito un altro titolo che mi permetteva di insegnare nelle scuole Medie. Quando venne il tempo di presentare le domande per l’insegnamento non esitai ad inoltrare la mia domanda e quasi l’avevo dimenticata quando mi arriva una telefonata avente come contenuto di recarmi a Ragusa se volevo accettare per un anno di fare scuola nel corso serale delle 150 ore. Ora non sapevo come comportarmi, perché lavorare al Consorzio avevo assicurata una certa stabilità mentre protendere per l’insegnamento sarebbe stato solo per un anno. Bello poteva essere lavorare la mattina al Consorzio e la sera insegnare, ma c’era il rischio che qualche collega avesse presentato reclamo e poi l’insegnamento me lo sarei sognato e …avrei perso pure il posto di lavoro al Consorzio Agrario. A farmi prendere una decisione drastica sono stati i consigli che mia moglie Adele mi ha dato, infatti lei mi diceva sempre: ma di cosa hai paura anche se dovesse durare un anno non restiamo senza reddito perché c’è in ogni caso il mio e poi mi diceva : tu devi sapere che si chiude una porta e si apre un portone, io ti consiglio di dimetterti dal Consorzio, andare a Ragusa ed accettare l’incarico. Ora questa decisione si doveva prendere subito e l’indomani della telefonata quando mi sono recato al lavoro dissi al mio Capo Ufficio che il mio lavoro al Consorzio Agrario era terminato sin da quel momento. In un primo tempo il Capo Ufficio pensava che io stessi scherzando ma vedendo la mia serietà mi disse : cosa vuole che le dica è una sua scelta, faccia come crede opportuno. Ne parli con il Direttore che si trova a Siracusa e faccia la sua strada. Anche questa volta, conoscevo la strada molto bene, raggiunsi Siracusa ed esposi la mia situazione al Direttore che meravigliatosi, mi diceva che aveva dei progetti per me in quanto mi voleva affidare la gestione della Filiale. Io ormai ero partito deciso e rifiutai. Il bello della mia storia fu quando dovevano darmi la liquidazione, non mi volevano riconoscere le mie spettanze perché secondo loro avevo lasciato il posto di lavoro senza preavviso. Ci fu una grande discussione e con lettere raccomandate da parte mia, finalmente si decisero di darmi il dovuto avendo come promessa da parte mia che non avrei fatto altro ricorso. E’ evidente che ora stavo intraprendendo un lavoro nuovo: quello dell’insegnamento e il Provveditorato di Ragusa mi aveva assegnato ad Acate e Santa Croce Camerina. In queste scuole la sera insegnavo Inglese a persone adulte che per motivi di lavoro dovevano acquisire la licenza di terza media. La prima esperienza è stata positiva ed ho stabilito un ottimo rapporto con gli alunni. Sono stato aiutato abbastanza sia dal Preside di Acate che dalla Preside di Santa Croce, e così trascorso l’anno ora entravo in fibrillazione perché non sapevo cosa poteva succedere l’anno successivo. Sono stato fortunato perché ho ricevuto un altro incarico annuale con insegnamento alla media di mattina, per alunni in età scolare e così ancora incarichi annuali mentre la protesta dei precari faceva si che il Ministro emettesse una norma e tutti siamo entrati effettivi. Da quel momento mi sono sentito molto più tranquillo, ho fatto la ricongiunzione dei periodi assicurativi e per circa 18 anni di insegnamento più quelli maturati al Consorzio, potevo andare in pensione e trascorrere una vita più tranquilla con i miei figli e mia moglie che già si era messa in pensione.